Bruxelles, 14 maggio 2025 – Alessia Crocini, presidente di Famiglie Arcobaleno, e Roberta Parigiani (vicepresidente del MIT) hanno preso la parola ad una audizione a porte chiuse convocata dalla Commissione Libe del Parlamento europeo sullo stato di diritto in Italia e in particolare dei diritti delle famiglie omogenitoriali e delle persone Trans negli Stati membri.
Un’audizione che arriva in un momento cruciale per il nostro paese, dove il governo in carica sta portando avanti un’offensiva lenta ma costante contro i diritti delle famiglie omogenitoriali e delle persone Trans. All’incontro dovevano essere presenti anche i ministri Piantedosi e Nordio che non si sono presentati, mandando in audizione i loro rispettivi funzionari ministeriali.
Nell’audizione Crocini ha ripercorso quella che pare essere “una vera e propria strategia di erosione sistematica” di quei pochi diritti che in Italia sono riconosciuti, o per meglio dire, non negati alle persone LGBTQIA+: dalla legge cd. Varchi approvata nel 2024, che definisce la gestazione per altri e altre un “crimine universale” punibile con la reclusione fino a due anni e una multa fino ad un milione di euro anche se avvenuta in paesi esteri in cui è legale e regolamentata, alla circolare Piantedosi del 2023 che ha vietato ai sindaci di trascrivere i certificati di nascita con due padri, e che ha portato ad una raffica di impugnative di certificati di nascita di figli e figlie con due madri, come nel caso emblematico di Padova in cui 38 bambini e bambine sono stati privati improvvisamente di un genitore nei documenti, trascinando famiglie intere in tribunale. Anche sul fronte dei documenti di identità per minori – a causa del Decreto Salvini – si riscontrano ostacoli e discriminazioni che colpiscono direttamente i figli di famiglie LGBTQIA+.
Anche Parigiani ha poi ripercorso gli attacchi compiuti da questo Governo nei confronti, in particolare, delle persone Trans e non binarie, come le ispezioni punitive condotte contro l’Ospedale Careggi di Firenze che hanno sostanzialmente portato alla chiusura dell’unico servizio di affermazione di genere nell’età prepuberale, oppure il tavolo tecnico voluto dalla Ministra Rocella e dal ministro Schillaci per imporre – senza contradditorio – protocolli restrittivi sui percorsi di affermazione di genere così come, di recente, la nomina di Marina Terragni come Garante dell’Infanzia e dell’adolescenza, nonostante ella non abbia specifiche competenze sul punto, salvo il fatto di essersi più volte resa nota per posizioni estremamente punitive nei confronti delle infanzie e delle adolescenze transgender.
Nel suo intervento conciso e puntuale, la presidente di Famiglie Arcobaleno ha evidenziato come il governo Meloni agisca seguendo una linea ideologica ben precisa: le famiglie omogenitoriali non esistono. Questa linea di condotta ha le sue massime espressioni in alcune scelte istituzionali, quali la nomina del leghista Lorenzo Fontana alla Presidenza della Camera, già noto per aver dichiarato “le famiglie arcobaleno non esistono”, la nomina di Eugenia Roccella come ministra della Famiglia, della natalità e le pari opportunità, vicina ai movimenti prolife e contraria a ogni diritto per le famiglie LGBTQIA+.
E del resto, Parigiani ha tenuto a puntualizzare il risvolto drammaticamente paradossale delle posizioni violentemente transfobiche sostenute costantemente dalla Ministra Roccella, specialmente alla luce del fatto che proprio costei è anche il vertice dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali ed ha pertanto trasformato tale presidio in una propaggine politica discriminatoria.
In questo clima ostile, alimentato dalle scelte politiche ed istituzionali del governo Meloni, hanno proseguito entrambe “sono aumentate le aggressioni contro le persone LGBTQIA+; gli attacchi ai percorsi di affermazione di genere di persone piccole e adulte; le minacce alle famiglie di giovani persone gender variant di far perdere loro la responsabilità genitoriale; le pressioni e le minacce di denuncia verso i dirigenti scolastici che applicano le carriere alias nelle scuole, attraverso l’invio di lettere di avvocati coordinati e finanziati da associazioni cosiddette “prolife”; i controlli ispettivi nelle scuole per attaccare gli insegnanti che portano avanti progetti contro gli stereotipi di genere e l’educazione alle differenze, le proposte di legge e le cd. linee guida per vietare l’“ideologia gender” nelle scuole di ogni ordine e grado.
“Dopo anni di lenti progressi, assistiamo a una violenta contrazione dei diritti” hanno concluso: “La comunità LGBTQIA+ in Italia è usata come arma di distrazione di massa mentre il Paese si impoverisce e chi governa ci usa come capro espiatorio alimentando odio e discriminazione”.